Claudio Morandini on Iperboli, Ellissi
Quella di “Color Network”, il progetto di Francesco Massaro, Beppe Scardino, Danilo Gallo, Adolfo La Volpe e Giacomo Mongelli, è davvero la musica che può rappresentare il nostro tempo, anche se nasce come tributo alla vena sperimentale di un modello “storico” come Ornette Coleman: distorta, sconnessa, detritica, urlante e balbettante, con inaspettate oasi di cantabilità, repentini e fugaci accordi in un panorama di disaccordi. È la musica di un cantiere al lavoro, di un vulcano pronto a eruttare, di una fabbrica in cui ai rumori delle macchine si mescolano grida di rivendicazione, della vita carica di tensione di un quartiere urbano. È anche musica che si cerca, che sembra cioè nascere da un parlottio casuale, e quando trova un’idea, un possibile percorso, se ne appropria, ci si avvita attorno, lo esplora fino a disossarlo, e in questo accanimento trova una sorta di precaria intesa comune, sempre pronta a smentite. Gli attriti non si ricompongono, le voci e i ritmi si sovrappongono in un mix babelico molto contemporaneo senza compiacersi a vicenda, oggetti casuali sono suonati accanto a strumenti veri con la medesima determinazione. Manca, programmaticamente, l’armonia: anche nel senso che mancano strumenti armonici, che diano spessore accordale e quindi facciano rientrare le divagazioni nervose dei solisti in un tessuto armonico che le normalizzi e le renda “accettabili”.
John Book on This Is Book’s Music
Recorded during sessions five years ago, Color Network (Aut) is a combination of jazz, electronic music, and the avant-garde. The album features Giacomo Mogelli, Adolfo La Volpe, Danilo Gallo, Beppe Scardino, and Francesco Massaro getting in deep and complex with their compositions/creations as a means to either get out or trap themselves so they can have a lot of fun within. What is interesting are the electronic bleeps and bloops that at times sound as if they shouldn’t belong. Blame that on La Volpe, who is very subtle with pressing and twisting the buttons and mechanisms, only for Massaro, Scardino, and Gallo to unwind it back to their norm. If the norm may sound like somewhere on the surface of a building owned by Ornette Coleman, you would be close to the source. “Event” comes off like a sleazy rock’n’roll song being played by a group observing only two people in a dank club, it’s 3:42am and the stench is raw. Then you realize it’s just jazz taken into a slightly sleazy place before you realize it’s just someone biting the reed to relieve the pressure in a different way. The music throughout the album goes in and out of this similar type of tension but once you know where (and understand) the comfort zone (is), everything is pure gravy from that point on. Color Network is not only musical, it’s also emotional and the duration of the voyage is only a minor one.
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